Natale versione 2016

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Una coscienza pulita e’ un Natale perenne.
Benjamin Franklin

Basta cazzate. So che è brutto iniziare così un discorso, soprattutto in questo periodo, dove la bontà e la gentilezza dovrebbero predominare.

Il Natale ha questa finta tradizione che rende l’uomo un supereroe della perfezione: scherzi in famiglia, risate, regali, abbracci e sorrisi sinceri a parenti che si fanno vivi una volta all’anno solo per mostrarti il loro nuovo zigomo rifatto che li fa sembrare più giovani di cinque anni.

E questa fantomatica bontà, secondo i soliti perbenisti (onde evitare ogni malinteso, ecco la definizione precisa del termine, offerta dal vocabolario online TRECCANI, “con connotazione polemica, modo di comportarsi di chi vuole apparire persona perbene, seguendo con qualche ostentazione le norme della morale comune o uniformandosi a quelle della classe sociale dominante”), non deve palesarsi solo in questo breve lasso di tempo, ma in tutti i periodi dell’anno!

Rendiamoci conto …

Quest’anno vivremo il “Natale versione 2016”, un espansione orribile ad un gioco bellissimo, per intenderci, come quelli che si trovano ammucchiati all’ingresso di Game Stop con la scritta “PREZZO SPECIALE! 5,99!”. Aspettate, vi sto probabilmente mandando in confusione, il fatto è che in questa versione, si vive di puro e malefico egoismo!

No, tu che stai leggendo e magari non sei così, non ti sentire interpellato, a meno che non ti dia noia invitare personalmente tutti i parenti e ospitarli nella tua casa, o passare una giornata intera dentro un centro commerciale con il solo scopo di fare regali e nessuno per te stesso, o persino giocare a tombola senza pensare minimamente ad un piccolo compenso per te stesso.

Perché il natale ormai è caratterizzato dall’egoismo, sullo stare a tavola con il cellulare tra le mani, sullo scartare regali: ormai non ha più valore il cuore che si ha nel farli, ma solo la quantità e il valore degli stessi.

La “bontà” che ci pervade a Natale è una gigantesca ipocrisia, perché (nella maggior parte dei casi) si diventa sempre più avidi.

La richiesta che voglio fare a chi legge queste poche righe (piene di “spirito natalizio”), è quella di prendere in mano le coscienze e di scrutarle a fondo.

Ricordo, da bambina, quanto mi divertivo a giocare a carte con i miei … sbagliavo perennemente tutto e poi ci ridevo su. Ora voglio un cuore più umile, e grato per ciò che ho. Perché ho una casa, una famiglia, tanto amore e tanti amici. Mi duole ammettere che lo stile di questo articolo è cambiato totalmente solo dopo essere stata a messa, la notte del ventiquattro, dove distinguevo perfettamente la gente che era lì perché costretta, perché è “tradizione”, e la gente che si è fatta piccola e si è messa ad ascoltare, ed io lì facevo parte del primo gruppo.

E no, non mi sono piaciuta affatto.

Ma nonostante ciò non mi voglio rassegnare, non voglio che per me questo sia un “Natale versione 2016”, voglio augurarvi tanti auguri dal profondo del cuore, a tutti i miei lettori, a tutta la gente che, come me, vuole cambiare la sorte di questi periodi così belli, e renderli spettacolari.

Buon Natale.

Il mondo ha bisogno di poesia.

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Foto di Asia Aleandri

Il mondo ha bisogno di poesia.

Mi guardo attorno e vedo solo tanta tristezza, contornata qua e là da spazi luminosi (come quando vedi il sole che, prepotente, si infiltra tra i buchi delle nuvole, diventando il protagonista di uno spettacolo mozzafiato che brucia gli occhi), che sono le piccole felicità della gente che ha imparato ad apprezzare, e a creare.

E cos’ha bisogno il mondo di oggi se non di creazione, la parola dalla quale è nato il concetto di poesia? Ma la stessa non è altro che la spinta a creare, e forse con questa parola mi sto ripetendo troppo spesso, ma il concetto è qualcosa di profondo, di magico e perfetto.

Sarebbe da incorniciarlo, per rendersi conto di ciò che si ha davanti quando si parla di grandi autori, di pura poesia, di quest’arte che manca un po’ a tutti, eppure sarebbe pratica per la rivoluzione.

Ci sarebbe bisogno di un testo/manifesto, che spinga a lottare, a pensare liberamente a riscattarsi. La poesia è l’arma (talmente perfetta da non infliggere dolore, eppure ti colpisce nel profondo), ma il fine quale può essere?

Da adolescente amante della scrittura, posso dire che solo chi sa dipingere il ritratto interno di una persona con solo carta e penna, sa come cambiare il futuro di tutti coloro che sanno immedesimarsi nel suo scritto.

Ebbene, allora chiunque sta male, e vuole cambiare la rotta della sua vita, scriva. Scriva e ciò che lo fa star bene, che vuole essere felice, perché siamo tutti capaci di dire la nostra, di far diventare un orizzonte luminoso un cielo limpido, con le nostre stesse mani, e con la propria testa.

Per la gioia del mondo, per la creazione di un nuovo mondo, impariamo ad apprezzare lo sforzo dello scrittore che si leva ogni maschera e scrive a viso vuoto, immedesimiamoci nella sua passione, e diventiamo ciò che ci procuri la libertà.

Il Senso del Nulla

Se è vero che la musica,

la apprezzi veramente

solo quando diventi sordo.

E la vera libertà

la senti dentro la gabbia,

isolato dal mondo

nella più buia prigione.

Allora è vero che il male

lo senti quando fai il bene,

e vivi il rumore del mare

solo nella più alta montagna.

Sì, è vero che l’amore

lo capiamo stando soli,

quando il cuore ci batte

e lo senti per chi sai te.

È vera allora la forza

che sentiamo solo da stanchi

e che la luce la vedo solo

nel riflesso dei tuoi occhi.

-Lorenzo Tomassini

Ringrazio di cuore chi ha letto il tutto fino alla fine, e Lorenzo, con la sua meravigliosa poesia, e che mi ha aiutata a scrivere, dandomi l’ispirazione con un piacevole messaggio inaspettato.

Lasciarsi non vuol dire dirsi addio.

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Lasciarsi non vuol dire dirsi addio.

Ci si trova dispersi nel vuoto, quando la tua luce principale viene a mancare, e si vive senza vedere nulla. Le domande si fanno mostri nella tua testa, presentandosi come gli incubi peggiori che non hai mai raccontato a nessuno.

L’ultimo sguardo e l’ultimo saluto, vi si presentano insidiosi come una spina nel collo, e ti chiedi silenziosamente tra insicurezza e paura il perché.

Perché sei andato via? Eri la mia salvezza, è successo troppo in fretta, e ancora non mi rendo conto della tua mancanza seppur la viva costantemente. Fuori è gelido e dentro rovente, e mi ricorda un po’ te. Non volevo che finisse così.

E non trovi risposte, senti urla incessanti dentro di te, ma tu, tu sei forte. Non lasci trasparire emozioni, e sembra che la tua felicità non sia mai stata intaccata, mentre dentro di te senti l’uragano e la tempesta.

Quanto c’illudiamo di essere supereroi.

Non bisogna lasciare che l’orgoglio vinca, devi urlare, far fuoriuscire il disastro che ha popolato la tua anima. Fai vedere al mondo che sei infinitamente umana, che sei bella anche se fragile, e poi dimostra a te stessa che sai risalire dal fondo.

Ricordati tutti i bei momenti, non scordarteli mai. Capirai da sola che sei stata felice per davvero, e potrai esserlo di nuovo. Anche se chi ti ha lasciato non ti ha salutato, non poteva e lo sai.

Per chi ha la fortuna di aver detto per un ultima volta ciao, sappiate che non è cosa da poco, che c’è tanto affetto anche nel intraprendere due strade differenti, tanto prima o poi vi rivedrete e, nonostante tutto, quel pezzo di cuore che avevate lasciato per quella persona batterà nonostante il tempo.

Perché lasciarsi non vuol dire dirsi addio, la distanza non è tale se ti resta in mente, e guardando l’orizzonte inizierai a sorridere. Pensa a chi ti ama e chi ti sta accanto, e nonostante tutto non sarai mai sola.